Il festival si terrà presso il Cineteatro Sacro Cuore in via Giuseppe Di Vittorio, 86 di Gioia del Colle dal 23 aprile 2024 al 28 aprile 2024.
Durante il festival si esibiranno 5 compagnie provenienti da tutta Italia, in quanto il bando è aperto all’intero territorio italiano. L’ultima serata è riservata alla premiazione.
Il festival vuole essere un modo per far conoscere la realtà del teatro amatoriale alla cittadinanza e allo stesso tempo di promuovere l’economia locale.
PER INFO E BIGLIETTI
https://bit.ly/iloveteatro_spettacoli
Oppure rivolgersi al contatto 328 571 2248 o alla mail iloveteatro@teatralmentegioia.it
Gli spettacoli:
Le smanie per la villeggiatura.
Le smanie per la villeggiatura è un’opera teatrale in prosa di Carlo Goldoni scritta nel 1761, costituisce la prima parte della cosiddetta Trilogia della villeggiatura. La classica “artigianalità” pura del teatro italiano che mette al centro della rappresentazione l’attore e la sua fisicità giocando attraverso la tecnica della commedia dell’arte con la contemporaneità di un classico senza tempo.
Tra ansie, gelosie, ripicche e arrabbiature, i preparativi per le vacanze di alcuni borghesi che desiderano apparire agiati. Al centro della vicenda, la gelosia di Leonardo per la fidanzata Giacinta, corteggiata anche dal giovane Guglielmo.
Muratori
La celebre commedia, messa in scena per la prima volta in dialetto pugliese, affronta un tema quanto mai attuale: la crisi dei teatri sempre più sacrificati per fare spazio a lucrosi megasupermercati.
I protagonisti sono Giovanni e Cataldo, due muratori che in una fredda e buia notte devono tirare su un muro all’interno di un vecchio teatro abbandonato.
Il muro segnerà i nuovi confini del supermercato contiguo e lo spazio del palcoscenico ne diventerà il nuovo magazzino. Il lavoro abusivo deve essere fatto al riparo da occhi indiscreti e Fiore e Germano si ritrovano per la prima volta nella loro vita su un palcoscenico. In questa notte , scandita dal rumore dei mattoni accatastati uno su l’altro e da quello della cazzuola che li spalma con la malta, i due amici confrontano la loro vita.
La condizione di uomini semplici non impedisce loro di sognare una vita migliore e l’occasione del lavoro abusivo, che gli consentirà un buon guadagno, è un punto di partenza per ambire ad un benessere maggiore.
Ma un teatro non può chiudere il sipario senza l’ultimo spettacolo, i due protagonisti saranno gli unici spettatori di quest’ultima rappresentazione. Una giovane, affascinante e nobile donna appare improvvisamente sul palco, prima a Cataldo e poi a Giovanni; l’incontro con la signorina Giulia (la protagonista dell’omonima tragedia di August Strindberg), per entrambi è qualcosa di inebriante, di rivoluzionario per le loro vite.
E’ l’incontro dell’arte con il popolo: è l’arte del teatro che rapisce e fa vivere un sogno a chi ne gode, per il breve momento della sua messa in scena, in modo totalizzante.
Quel muro sul palco, simbolo di una divisione tra due mondi così diversi sembra crollare davanti all’inesauribile desiderio di continuare a sognare.
“Muratori” è una commedia che alterna momenti comici a momenti poetici, una storia di amicizia, rivincita e conflitti sociali, un inno d’amore al teatro.
I Briganti di Trazzonara
Anno 1863, Puglia. La vicenda si svolge tra le Murge e l’Alto Salento nei primi anni post unitari.
Tutto sembra scorrere nella totale tranquillità della vita quotidiana nelle campagne e nei piccoli centri abitati, quando, piccole bande armate di rivoltosi decidono di ribellarsi e cambiare il corso della storia, opponendosi così ad un regime imposto con la violenza in tutta l’Italia Meridionale.
In questa zona, denominata Trazzonara, al confine tra le due aree della Puglia, è posta Masseria Celestina. Il luogo viene preso d’assalto, come altri in possesso di nobili e ricchi proprietari, i quali per mantenere i loro privilegi non avevano esitato a passare dalla parte di quell’esercito invasore a cui queste bande di Briganti si opponevano. Questo manipolo di uomini capeggiato da Don Andrea Acerenza, facenti parte del clan di Don Carmine Crocco, prende possesso con la forza della masseria. La banda risponde con la violenza alle brutalità dei “Piemontesi” ed in particolare della Guardia Nazionale Sabauda, violenza che si rivolge principalmente contro i proprietari voltagabbana, contro i collaborazzionisti e contro i soldati della Guardia Nazionale.
Tutto ciò tra eventi caratterizzati da invidie personali e faide interne alla stessa che sfoceranno in lotte per il potere, ricorsi, ricordi ed eventi storici ma soprattutto tradimenti che costeranno cari; questa è stata la vita nei nostri territori in quel periodo. Paura, terrore, rassegnazione da parte della moltitudine e ribellione da parte di pochi. Questi erano i sentimenti della gente di allora. Ricostruzioni storiche, scene crudeli, gag comiche e delitti, tutto accompagnato da musiche e costumi che faranno calari il pubblico indietro nel tempo fisicamente, ma soprattutto con la mente.
Pilato
“Che cos’è la verità? Questo chiese Pilato a Gesù, probabilmente però non attese neanche la risposta. Nessuno realmente vuole conoscere la verità, a guardar bene, infatti, sta sempre sotto i nostri occhi ma ci rifiutiamo di vederla. Oggi siamo accecati o abbagliati da tutto, dalla vanità, dall’invidia…dall’ipocrisia, perciò troviamo alibi per arroccarci nelle nostre comodità, per giustificare il deprecabile ed insabbiare anche ciò che appare ingiusto alle nostre coscienze. Un dramma in un unico atto che rappresenta due epoche, un presente ed un passato, “cucite” da un Pilato prima narratore poi protagonista di una delle scene più famose della storia dell’uomo.
Oggi è il Giudice Ietti, un magistrato qualunque di un qualsiasi tribunale, a “lavarsi le mani”, incurante delle prove e frettoloso nell’emettere una sentenza “ad effetto” e propiziatrice di facile carriera. Il giudice è un uomo mediocre, mente a se stesso anche mentre nega che i suoi studi e la sua posizione siano frutto di un buon matrimonio e si serve del risalto che la stampa tributa al caso, in cui si trova coinvolto un ragazzo contro cui non esistono che prove circostanziali, per affrancarsi dalla sua “servitù” familiare attraverso una condanna che assecondi solo la sete di giustizia della collettività.
E’ la moglie che prova a scuotere la coscienza di una persona insicura e frustrata ma riceve quale risposta una verità di cui da tanto tempo, probabilmente da sempre, era a conoscenza ma che non voleva accettare: convivere con un uomo che alla Giustizia, “a cui un tempo aveva prestato giuramento”, preferisce una ignobile popolarità. L’affascinante gioco temporale, creato da flashback a forte impatto emotivo, riporta gli spettatori indietro di oltre 2000 anni, precisamente alla notte prima della sentenza fatale per l’umanità dominata dall’intenso dialogo tra Pilato e sua moglie Claudia. Quest’ultima, scossa dall’incontro quasi cercato con Gesù, prova a trasferire al marito le sensazioni provate durante il breve, a distanza ma travolgente incrocio con il Nazzareno: è cosciente che l’esistenza di quest’uomo cambierà le sorti del mondo e anche lei proverà a scuotere e ad “intenerire” il marito nel suo ruolo di giudice. Pilato, dopo aver tradito qualche incertezza e fragilità, ritorna a romanizzare la sua figura pronto a raccontare la sua verità alla folla entre, sottovoce, perpetra il suo delitto… lavandosene le mani. “Che cos’è la verita? La verità non importa, la verità èpericolosa, non è al servizio di chi manipola la gente, è scomoda ed oggi, come 2000 anni fa, non fa audience. Pilato accende i riflettori sulla condizione umana, non circoscritta in una provincia dell’impero, ma capace di travalicare i millenni e di perpetuarsi nel suo movimento, ininterrotto dalla notte dei tempi fino ad oggi, in un’incessante ricerca della Verità, tra inquietudine del mistero, senso di giustizia e facili scappatoie.
Il teatrino delle meraviglie
Un tuffo nel passato, tornando alle origini del teatro italiano. Un gruppo di 13 attori “forse ciarlatani, comici e mendicanti”… il Teatrino delle Meraviglie -attingendo da autori quali Plauto, Rabelais, Gozzi- è una mise en scene in modalità a quadri ricca di colori, movimento, musicalità.
Un viaggio immaginario dove sale in cattedra la vita delle persone: gli ultimi di ogni tempo possibile ed immaginario, le persone più bisognose, quelle che vivono angosce e sogni, che si muovono tra realtà e fantasia. Attori comici in cerca di un piatto di minestra, attori di strada, di piazza, agli antipodi con gli attori dei salotti aristocratici.
Storie assurde, come quella -tratta da La pace di Aristofane- di un padre che vuole salire in cielo per redarguire gli dei, distanti dai problemi del popolo. Storie in cui la Morte appare bella e vestita di bianco. Storie in cui sono facili, seppure dolorosi, gli accostamenti con la vita dei nostri giorni: la sofferenza, il pregiudizio, il distacco tra ricchi e poveri, la tensione di conoscere l’Infinito, il desiderio di toccare il volto e la forza degli dei.
Il commissario Daltonico e la rapina finita bene
Il commissario Daltonico sorprende due ladri mentre stanno svaligiando un appartamento.
Non gli ci vuole molto a convincersi che sono i reali padroni di casa, quindi li conforta e gli fa firmare un verbale nel quale dichiarano che nulla è stato rubato.
Tutto risolto? Quasi: all’improvviso arrivano i veri padroni di casa. E forse anche loro hanno qualcosa da nascondere.